Friday 23 May 2008

Long time no post...

Quanto tempo e' passato dall'ultimo post! I giorni volano e non me ne accorgo...
Ok, l'ultima volta che ho scritto ero in Laos e non ho detto niente su questo splendido posto quindi corro subito ai ripari. Lao P.D.R., che sta per Repubblica Democratica del Popolo Lao (una delle ultime Repubbliche Comuniste dei nostri giorni) e' uno dei paesi in via di sviluppo piu' poveri al mondo; durante la guerra in Vietnam e' stato l'angolo del globo piu' bombardato in assoluto dai nostri amici Yankees (tra il 1971 ed il 1973 due milioni di tonnellate di bombe sganciati, piu' del totale di ordigni sganciati durante tutta la seconda guerra mondiale); ancora oggi gli UXO (ordigni inesplosi) sparsi sono una delle cause maggiori di mortalita' , soprattuto infantile, e si stima che lo saranno ancora per i prossimi cent'anni.
Eppure, non ho mai visto gente piu' serena, sorridente ed ospitale degli abitanti di questo paese.
Il nostro primo approdo e' stato Luang Prabang, villaggio circondato da montagne a nord del paese; in questo posto dai paesaggi mistici e dagli innumerevoli templi Buddisti, viene formata la maggior parte di futuri monaci del paese.














Non e' raro imbattersi in ragazzini in saio arancione, novizi che arrivano da tutte le parti del paese per studiare e meditare fino a che avranno l'eta' giusta per essere sacerdoti (non prima dei vent'anni). Di notevole fascino e' la cerimonia di almsgiving (letteralmente carita'), praticata ogni mattina alle 6.00; il clero, essendogli vietata ogni attivita' lavorativa a scopo di lucro, vive delle offerte (mai in denaro) della gente del villaggio. Per questo ogni mattina monaci e novizi sfilano per il paese con a tracolla cestini di vimini, e se e quanto mangieranno durante la giornata dipende dalla disponibilita' della gente. Il paese e' attarversato dal fiume Mekong, lungo il quale abbiamo navigato a bordo di una alquanto improvvisata barca per visitare uno dei villaggi produttori di wisky e la cava di Pak Ou, all'interno di cui sono accatastate centinaia di statue di Buddha. Patrimonio mondiale UNESCO dal 1995, Luang Prabang e', nonostante il turismo crescente, un posto dove pare il tempo sia fermo; tutto scorre in una surreale slow motion in cui e' dolce perdersi, facile ritrovare se stessi.
Fermata successiva, Vientiane; anche se attuale capitale, sfoggia svariati uffici governativi dagli impiegati piu' assopiti e rilassati del mondo (ne ho visti di peggio solo a Napoli...), insomma un posto dove la flemma regna sovrana. Arte e religione ovunque, basti pensare ai 6400 Buddha di uno dei suoi templi (Wat Si Saket) ed alle cupole dorate di Pha Tat Luang, simbolo della nazione, a forma di fiore di loto. Da Vientiane siamo volati verso la nostra prossima meta, Ha Noi in Vietnam. Abituatomi alla pace del Laos, devo dire che ho fatto fatica ad immergermi nel caos Vietnamita...

Le strade di Hanoi sono senza dubbio quelle che ho trovato piu' simili ai miei vicoli natii, quelli del quartiere Sanita' di Napoli: dominate da motorini, motorette e gente che trascina carrettini carichi di non si sa cosa, non si sa dove. Inutile cercare di capire in che senso scorra il traffico, attraversare la strada e' una continua e pericolosa sfida (soprattutto sulle striscie pedonali), impossibile parlare con chi ti cammina accanto senza dover urlare per sopraffare il rumore degli scooters deliranti, nei vicoli dell'Old Quarter non ci sono marciappiedi a salvarti e si cammina solo in fila indiana. Il tutto coronato da una miriade di insistenti venditori di quasliasi genere di consumo, dai ventagli di carta all'oppio da fumare, insieme a tassisti e passanti su due ruote che offrono un passaggio (a pagamento). Siamo durati quattro giorni, durante i quali abbiamo festeggiato il trentesimo compleanno di Nicola e visitato il mausoleo di Ho Chi Minh, dove riposa imbalsamato il liberatore del popolo Vietnamita (ogni anno lo mandano in vacanza in Russia per un make up generale).

Da Ha Noi un bus, guidato da un idiota patentato, ci ha portati ad Halong City da dove ci siamo imbarcati per una crociera di due giorni a bordo di una junk, tipica imbarcazione alla volta di Ha Long Bay. Quest'ultima e' un'insenatura nel Golfo del Tonchino comprendente circa 3000 isolette e cave formatesi, secondo la leggenda, per i colpi di coda di un dragone nella sua discesa in mare (Ha Long significa letteralmente "dove il drago scende in mare") ed e' un altro dei patrimoni UNESCO dal 1994. La notte in barca e' stata decisamente suggestiva, i paesaggi mozzafiato della baia offrono uno scenario unico e dindimenticabile. Lungo la baia, sosta pranzo ospiti di alcuni degli abitanti del posto: case galleggianti formano villaggi la cui gente vive di pesca ed acqualcoltura, oltre che di turismo ovviamente.















Ma ahime' dopo il paradiso di Ha Long, ritorno ad Ha Noi stavolta solo per volare verso il nostro nuovo approdo: Hoi An ('sti nomi sembrano tutti uguali!). Citta' del Vietnam centrale, Hoi An e' una piacevole sosta durante il tragitto verso sud; ennesimo patrimonio UNESCO, ci troviamo di fronte ad una citta' porto medievale del Sud Est Asiatico ancora meravigliosamente preservata. Le costruzioni interessanti sono piu di ottocento, attraverso cui ci si puo' fare un'idea della straordinaria fusione di culture cui Hoi An ha fatto da teatro nei secoli (Cinese, Giapponese, Francese, Olandese). Durante le passeggiate per le vie della citta' e' inevitabile perdersi nella miriade di case coloniali, templi e pagode per poi sostare in uno dei tanti cafe' artistici ed immergersi in uno degli scenari piu' romantici di questo viaggio.


A proposito di arte, in questo posto ce n'e' per tutti: le strade sono gremite di workshops di pittori, scultori e soprattutto sarti; infatti, Nicola non ha saputo resistere al richiamo della moda e si e' fatta fare il vestito cinese di seta (in un tempo record di un giorno!) al ridicolo prezzo di venti dollari americani...
Infine vi ricordate di quelle biciclette di una volta, quelle tipo "Graziella" col cestino davanti etc? Ne abbiamo fittato due ed una mattina ci siamo avventurati verso la spiaggia, a circa cinque Km. Ma parlando di spiaggia, ecco che giungiamo (dopo 14 ore in un bus talmente pieno che c'era gente che dormiva per terra) al luogo da cui scrivo questo lungo post: Nha Trang, splendida citta' di mare del Vietnam centrale.
Con una costa di sei Km di sabbia fine e dorata, l'oceano di un blu che pare dipinto ed il sole tutti i giorni, non abbiamo saputo resistere alla pigrizia ed al puro piacere ignorando totlamente la cultura che il posto ha da offrire. Nonostante l'abbondanza di boat trips ed escursioni turistiche, non ne abbiamo voluto sentire di pagode e templi e per quasi una settimana non abbiamo fatto che spalmarci sulla spiaggia fino al tramonto. Ah, e mangiato bene anche: Nha Trang e' probabilmente il posto che offre la migliore scena culinaria del Sud Est Asiatico fino ad ora visitato. Mah ahime' la pacchia e' finita e stasera partiamo alla volta di Ho Chi Minh City, alias Saigon. Addio tranquillita', ma sara' una buona occasione per redimerci con un po' di musei e sightseeing cittadino.
Nicola si lamenta che e' tardi e dobbiamo andare a cena, il post e' finito. Magari il prossimo tra meno di tre settimane...

Monday 5 May 2008

Non e' vero, ma ci credo.

Scusate la banalita' del titolo, ma non ne ho trovato uno meglio azzeccato. Vic, mio saggio amico hai ragione tu... Mi dovrei stare zitto e fare un resoconto appena tornato a Londra.
Ora vi spiego: dopo tre giorni a Bangkok, siamo partiti per Chiang Mai, Nord Tailandia, pronti ad affrontare le 14 ore di treno in un vagone letto che si e' rivelato meglio di quello che pensassi. Arrivati a destinazione, nel pomeriggio cominciamo la perlustrazione dei nuovi dintorni. Perso in un mercato infinito dove siamo gli unici non orientali, comincio a godermi una delle parti migliori del viaggiare, immergermi nella cultura locale rubando faccie, colori e suoni . Tutto bene, fino a quando non decidiamo di tornare all'ostello prima di uscire di nuovo per cena. Cammino beato lungo il fiume con la macchina fotografica pronta a scatti pittoreschi, quando mi imbatto in questi tre cani che appena mi vedono succede il quarantotto. Ok, non ho mai avuto paura dei cani, in trent'anni mai un incidente con animali non appartenenti alla specie umana, tranquillo e poi mai correre che senno' e' peggio... Ecco, finalmente da non so dove esce qualcuno che richiama le bestie malefiche. "Sorry, sorry" l'unica cosa che dice in un inglese strano. "Vabbuo' nun fa' niente compa'", rispondo in un Napoletano Thai-Style. Dopo duecento metri di Nicola che ride del piccolo incidente, mi accorgo che il polpaccio destro sanguina. Uno dei figli di una merda mi ha morso e nemmeno me ne sono accorto! Meno male che avevo i pantaloni lunghi, tipo quelli a fricchettone comprati a Bangkok, che per miracolo non si sono neanche rotti salvandomi da contatto diretto con le zanne 'e chella brutta bestia. Ospedale, antitetanica e per sicurezza antirabbica. Quest'ultima alquanto incompatibile col viaggio perche' somministrata in cinque iniezioni nell'arco di un mese. E non fa' effetto prima di una settimana, lasciandomi bello che scoperto ed in potenziale paranoia (e io sono paranoico assai...) fino a Venerdi' prossimo. Insomma ragazzi, pare che qualcuno mi stia bestemmiando ad ogni nuovo post. Chiunque sia, abbia pieta' che di questo passo ci lascio le penne.