Thursday 24 January 2008

Dopo cena

Appena tornati dall'ultima cena prima della partenza. Ristorante italiano a Londra, uno dei tanti. Non male, probabilmente l'ulima pasta decente che mangerò in sei mesi.
Tutto tranquillo, se non fosse stato per il mio schierarmi dalla parte di chi supporta lo 'smoking ban'. Scomoda posizione, idiosincrasia con la mia anima gemella.
Io, fumatore, sono contento che non si fumi più al chiuso. In ristoranti e locali vari ci vivo da quando sono emigrante, ho sempre lavorato in sala e tornare a casa con l'uniforme non impregnata di fumo non mi dispiace affatto.
Poi c'è il fattore libertà. E rispetto per il prossimo. Allora mi dicono che sono troppo comunista, che se non vuoi fumare passivamente allora non lavorare nella ristorazione. E se sei un cliente non fumatore (vergogna), allora vai nei locali 'smokefree', che prima del divieto ce ne erano tanti comunque (?!).
Mah... Non è una questione di fede politica, no, essere comunista o che. E' che sono emigrante. Lontano da casa, nel mio caso, si diventa più rispettosi.
Cambio argomento.
Il viaggio. Prima tappa Rio de Janeiro, Brasile. Ed ancora non ho fatto la borsa. Cazzo la borsa...
Ok, telefonata a casa. Come stanno? Tutti bene. Mamma un pò triste. Continua a non capire il perchè di un viaggio di sei mesi intorno al mondo. Dopotutto, appartengo ad un'altra generazione. Non so che dire. Come tutti quelli che partono, so da cosa fuggo: da niente. Stavolta, non ho nulla di concreto da cui fuggire. Semplicemente, non ho trovato un solo buon motivo per non partire. E, stereotipicamente, non so quello che cerco.
Si mamma, si che ci sentiamo al telefono. Almeno una volta a settimana, ok...
Buonanotte.

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